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Ilenia ama il suo lavoro. Ha il viso pallido e stanco, le mani rugose e poco curate. Lo sa, ma non le importa. La dedizione e la passione che dedica al suo mestiere le hanno insegnato, col tempo, quali siano le priorità. Ogni giorno i vasi e i bancali sembrano più' pesanti, ogni sera la terra rimane fra le sue unghie più abbondante e meno propensa ad andarsene. Ilenia, col passare degli anni, ha però imparato ad apprezzare al massimo ciò che il lavoro può darle.

Gestisce solitaria un chiosco di fiori nella periferia Genovese. Non ha turni né colleghi; non deve rendere conto a nessuno se non ai suoi clienti, sul lavoro come nella vita privata. Vive da sola in un appartamento a pochi chilometri dal suo negozio. In quarant'anni, tralasciando qualche relazione di poco conto, non ha mai trovato un uomo per il quale valesse la pena mettersi in gioco. 

Ogni mattina si sveglia alle sei e mezza per aprire alle otto. Il viaggio non dura più di quindici minuti di macchina, tragitto che ormai sarebbe in grado di percorrere nel sonno: il fiume Bisagno a destra, i pochi semafori lungo la strada, la rotonda appena prima del suo 

ROSE, MARLBORO e ÄŒAJKOVSKIJ

gazebo. Ogni mattina, da quasi vent'anni.

Ilenia fuma molto. Probabilmente lo fa più per noia che per vizio, dovendo passare ore intere sola con i suoi fiori. Sua madre continua a dirle che questo la ucciderà, ma a lei non interessa. Ha visto fumatori campare novant'anni e ragazzini morire di infarto durante una corsa campestre. Poi non potrebbe mai rinunciare alla prima Marlboro della giornata: il calore del filtro sulle labbra, il sapore di tabacco in gola, il profumo delle sue rose nell'aria. Solo per questo vale la pena rischiare.

Oggi è un fine giornata come tutti gli altri: i clienti scarseggiano e il sole inizia a scendere. Ilenia si accende l'ennesima sigaretta e si prepara a riordinare i bancali per l'ultima volta. Le note di ÄŒajkovskij, trasmesse alla radio, si uniscono all'unisono con il profumo dei fiori, trasportato dal vento primaverile; per un attimo non esiste stanchezza, non esistono preoccupazioni. Il dolore alle gambe, ogni sera più cocente, scema lentamente. Ilenia ama il suo lavoro anche per questo.

La strada del ritorno è sempre la stessa, ancora una volta, da vent'anni. La rotatoria, qualche semaforo, il fiume alla sua sinistra per qualche chilometro. Non questa sera. Dopo la rotonda, non ci sarà il  Bisagno ad attenderla; una scia rossa, un rumore sordo e un dolore improvviso, quasi inumano. Poi silenzio. Per un attimo non esisterà sofferenza, non esisterà stanchezza, non esisteranno preoccupazioni. Solo un intenso profumo di fiori, delle sue rose, e il suono del violino di ÄŒajkovskij.

 

Federico E. Mariotti

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